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Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli - Mondadori (2020)

Di solito l’autobiografia migra nei romanzi attraverso depistaggi, mascheramenti.

In Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli, edizioni Mondadori, pare che tali depistaggi non ci siano: Daniele Mencarelli è il nome dell’autore ed è anche il nome del narratore e protagonista.

 

Tuttavia, come la narratologia insegna, si compie errore confondere l’autore reale con tutto ciò che appartiene all’istanza testuale, che è finzione. Perché filtrata dalla memoria, dalla coscienza più o meno lucida, dalla distanza cristallina dagli eventi che la disciplina della scrittura impone.

Per cui, la letteratura, magari pure salvifica, lasciamola letteratura.

 

Daniele Mencarelli ha vent’anni quando subisce un TSO per aggressione violenta al padre. Daniele aggredisce perché soffre di eccessiva empatia. Per i mali del mondo, per la cronaca dei telegiornali seppur evitati con cura, per un tempo che scorre e porta con sé visi giovani di padre, madre. Daniele non ce la fa a salvarli. Non ce la fa ad uscire dalla bolla empatica che lo schiaccia. Ne resta soffocato e la vita gli cade addosso con tutta la sua pesantezza.

Quindi si difende, attaccando.

 

Sette capitoli per sette giorni di TSO: bastano a Daniele per ricostruire, nella sua stanza di ricovero, un microcosmo di affetti, folli come lui: Mario il maestro che guarda dalla finestra ciò che gli altri non vedono, Gianluca dall’urlo di ragazza ingabbiato in corpo di uomo, Giorgio l’autolesionista per non aver potuto vedere il corpo della madre, Alessandro il catatonico, perso nel suo paese delle meraviglie che non lo fa né ridere, né piangere.

Mario, Alessandro, Giorgio, Gianluca, Daniele: ognuno di loro rappresenta un punto di osservazione da cui guardare la vita. Nel loro insieme, questi punti riconsegnano una esistenza che è un ritratto cubista, è la vita nella sua molteplicità, nella sua potenza di offrirsi all’interpretazione dell’individuo. E l’individuo, poiché unico e irripetibile, rende irripetibile e unica l’interpretazione di essa.

Qual è quella giusta? Quella di Mario il visionario? Di Giorgio e i suoi tagli? Di Gianluca e la femmina che lo governa da dentro? O di Alessandro, immerso nel nulla amniotico?

La storia in Tutto chiede salvezza non lo dice. Lamenta il male di ognuno, ognuno è accomunato dallo stesso male: il non essere ascoltati. Nelle richieste di figlio, di femmina mancata, di sguardi oltre confine, di aiuto a non amare troppo.

Mario, Alessandro, Giorgio, Gianluca, Daniele si sono ascoltati in sette giorni di tso e ne è nata una consapevolezza. Daniele la fa pronunciare a Mario, il maestro:

 

“(…)quello che puoi trovare dai medici e dalla medicina è nel migliore dei casi un piccolo aiuto, il resto sei tu, il modo in cui vedi le cose, la forza con cui la vita ti arriva, negli anni capirai che non è tutto un male.” pag. 72

 

La vera pena non è il TSO, ma la reiterazione del vissuto.

 

Tutto chiede salvezza, di Daniele Mencarelli, edizioni Mondadori 2020.

 

Maria Giovanna Bucolo